La Corte di Cassazione ha «accertato» il diritto di Antonio Tedeschi e Filoteo Di Sandro a ricoprire la carica di consigliere regionale del Molise, a far data dall’accettazione della carica di assessore da parte di Vincenzo Niro e Quintino Pallante, fino alla cessazione della stessa.
Diritto negato dal Tar, dal Consiglio di Stato, dal Tribunale e dalla Corte di Appello di Campobasso.
Insomma, le speranze erano davvero poche. Probabilmente pure gli stessi ricorrenti – a cui va il merito di aver percorso tutte le strade fino all’ultimo miglio – non nutrivano molta fiducia nell’esito della Suprema Corte. Una sorta di fulmine a ciel sereno che ha scompigliato un po’ (un bel po’, in realtà) i programmi di fine legislatura.
Nelle ultime ore sono circolate – qualcuna come sempre accade indirizzata ad arte – numerose indiscrezioni.
Su tutte, un ipotetico azzeramento della giunta con la conseguente nomina di nuovi assessori. È vero che Tedeschi e Di Sandro hanno diritto a ricoprire la carica di consigliere, ma sempre in virtù della surroga. I due, infatti, non sono stati eletti. Ma rientrerebbero in Aula in qualità di primi dei non eletti per sostituire i consiglieri, nel caso di specie Niro e Pallante, nominati da Toma in giunta. Quindi il diritto riconosciuto a Tedeschi e Di Sandro – che il presidente del Consiglio regionale ha convocato per la seduta di dopodomani (7 marzo) – cesserebbe se l’assessore dei Popolari per l’Italia e quello di Fratelli d’Italia lasciassero il posto in giunta.
Ma si è parlato anche di probabili dimissioni del presidente in carica. Secondo il combinato tra l’articolo 126 della Costituzione e l’articolo 36 dello Statuto della Regione Molise, nel caso in cui Toma dovesse dimettersi da presidente dell’esecutivo, resterebbe tuttavia in carica, insieme alla giunta, fino all’insediamento del nuovo governo. Ma all’atto delle dimissioni il Consiglio regionale verrebbe sciolto. In pratica: Toma e assessori in carica fino alla proclamazione del nuovo presidente, consiglieri regionali a casa.
Nonostante il caos – del resto non si parla d’altro – il governatore Toma si dice «sorpreso da tanto clamore e dalle ipotesi circolate».
Abbia pazienza, presidente. Però qualcosa è accaduto e sta accadendo.
«Accade che il presidente della Regione vuole capire il comportamento politico dei partiti che lo sostengono. Sarà legittimo o è necessario chiedere il permesso a qualcuno? Rientra tra le mie prerogative osservare?».
Si parla di riunioni fiume, di incontri con i capigruppo.
«Le riunioni fiume sono all’ordine del giorno. Trascorro moltissime ore nella sede della Regione e sono quasi sempre in riunione, ma questo credo sia pure superfluo ribadirlo. Ritengo legittimo nel momento in cui cambia la formazione del Consiglio regionale sentire i capigruppo. O anche per questo è necessario chiedere consenso?».
Hanno descritto un presidente molto nervoso. Guardandola e ascoltandola, però, non si direbbe.
«Sui social mi descrivono in tutte le maniere. Spero che le sue fonti siano più autorevoli di Facebook o Instragram. Non sono nervoso. Sono calmo e tranquillo. Che ci sia una discussione in atto è pacifico. Non capisco chi possa aver messo in giro la voce delle dimissioni. Non capisco il fine, se non quello di irrigidire l’ambiente e la maggioranza».
È una ipotesi. E poteva essere nelle cose.
«Se dovessi ritenere il peso del ruolo non più sopportabile, dovrei trovare una soluzione per andare a casa. Ma capisce che sono “prigioniero” della Regione? Se mi dimetto, vanno tutti a casa, ma non io che resterei in carica fino all’insediamento del nuovo presidente. Le pare una soluzione che possa restituirmi la “libertà”?
Tutti, quindi, compreso noi di Primo Piano Molise, abbiamo visto un film nelle ultime ore?
«Sa bene che non mi sono mai sottratto ai cronisti e ho sempre risposto ad ogni domanda. Se dovesse servire per un ragionamento esclusivamente politico potrei valutare di rimodulare la giunta. Ma ribadisco: osservo. Guardo cosa accade. Il mio atteggiamento in queste ore è quello dell’osservatore. Chiaro, ma questo è evidente, che la posizione dell’uno è differente dalla posizione dell’altro (Tedeschi e Di Sandro, ndr). Uno dei due consiglieri convocati in aula dal presidente Micone è il coordinatore di Fratelli d’Italia, partito che oggi a livello nazionale coordina il centrodestra. Il partito della Meloni in Molise è saldamente in maggioranza. Vediamo cosa accade. Oggi mi sembra tutto superfluo, davvero».
Dopo i numerosi giudizi di segno opposto si aspettava la decisione della Cassazione?
«Non ho mai commentato una sentenza. Le sentenze si rispettano».
Quindi?
«Quindi davvero tanta ammuina inutile. È tuttavia comprensibile l’atteggiamento di chi ritiene di essere stato leso in un diritto. Diritto legittimamente affievolito rispetto alla prerogative che la norma assegna al presidente della giunta. La Cassazione è stata chiara: ha stabilito il diritto di “Tizio” fin quando “Caio” ricopre la carica di assessore».
Sembra di capire che rimodulerà la giunta.
«Assolutamente no! Oggi (sabato 4 marzo, ndr) il presidente della Regione è alla finestra e osserva. Per ora non intendo fare nulla, se non osservare. Poi, se accade qualcosa – sempre e solo sotto il profilo politico – valuterò di conseguenza».
Lu.Co.

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